SU PANI DE IS BAGADÍUS
Abbiamo aperto il tema dei Carnevali trattando la questione dei Misteri; chiudiamo allo stesso modo, parlando espressamente dell’unica vera processione misterica sopravvissuta in Sardegna, quella de su Pani de is Bagadìus di Siùrgus.
Il convitato di pietra di questa processione è nientemeno che il dio Adone, il dio siro-fenicio-sardo della Natura. La sua effige da questa processione è stata fatta sparire dopo tanti secoli, mentre sopravvive l’effige di Ištar dolente (rappresentata dalla statua allettata di Maria Assunta al Cielo). Adone rimane il convitato di pietra. Egli in questa processione è presente in croce, però ridotto “metabolicamente” a forma di pane, attorniato da tanti altri pani, al cui centro sta Lui. Oggi è chiamato Angùli; evidentemente ha conservato quello che nel lontano passato era uno dei suoi epiteti canonici.
Tra tutti i pani della celebre composizione, il più grande è appunto s’angùli; attorniato da una faša ‘fascia’, sei o più pillònis ‘uccelli’, quattro melas ‘mele’, matzus de gravellus ‘mazzi di garofani’, manus ‘mani’, una cadèna ‘catena’, una cannùga ‘conocchia’, due latzus ‘lacci, trappole’; otto cabriòlus ‘giovani daini’, otto cuáḍḍus ‘cavalli’, quattro o più pipìas ‘bambine’, quattro o più arrégulas ‘regole’, nove coccòis de pitzus ‘pani tondi a forma di corona circolare’.
Oggidì l’etimologia ci concede di rapportare i 14 tipi di pane, legati assieme in un caotico horror vacui, ai 14 “misteri” celebrati nella processione notturna del Venerdì Santo, che è la rievocazione della passione e morte di Gesù Cristo.
1. Il pane centrale chiamato Angùli rappresenta il primo mistero, contemplante la fulgida apparizione del Dio sulla terra (akk. anqullu ‘bagliore lucente’ dell’Uovo Primordiale).
2. I pani chiamati cuáḍḍu o cuaḍḍéḍḍu sono il secondo mistero, contemplante la cerimonia di venerazione di Adone (kubadu ‘venerazione’, ‘cerimonia di…’).
3. I pani chiamati cabriólu sono il terzo mistero, contemplante l’appellativo del Dio (kabri-ullû ‘grandemente esaltato’).
4. I pani chiamati pipìas sono il quarto mistero, contemplante i peccati dell’umanità in forza dei quali il Dio soffrirà l’uccisione (pipilu ‘peccato’).
5. I pani chiamati gravéllus sono il quinto mistero, contemplante anzitutto la terra divenuta improduttiva per i peccati: gravéllu < ḫarāb-ellû ‘Altissimo (dio) improduttivo e malato’. Le apposizioni di pasta chiamate manus contemplano un mistero a sé: vedi punto 12.
6. I pani chiamati cannùgas sono il sesto mistero, contemplante le precauzioni nel trattare delicatamente il Dio morto (kanû ‘trattar delicatamente’ + ugu ‘morto’).
7. I pani chiamati arrégulas sono il settimo mistero, contemplante la necessità d’inseminare la Terra attraverso il rapporto sessuale sacro (reḫu ‘inseminare la terra o la donna’); questo Mistero è sotteso agli incontri “orgiastici” che nell’antichità dovettero connotare la Settimana Santa precedente la Processione del Pane di Siurgus.
8. I pani chiamati melas sono l’ottavo mistero, contemplante l’Ascensione del Dio al cielo dopo l’inseminazione sacra (melû ‘ascensione’).
9. I pani chiamati latzus (akk. laṭu) sono il nono mistero, contemplante il Dio che abbraccia universalmente il mondo intero.
10. I pani chiamati pillònis sono il decimo mistero, contemplante lo Spirito Santo che discende sulla Terra e sull’Umanità: da akk. bêlu, pêlu ‘dominare, prendere possesso di’.
11. I pani chiamati cadènas sono l’undecimo mistero, contemplante l’accensione delle torce per la processione notturna del Dio (qâdu ‘accendere; torcia’) e per la purificazione del genere umano + enu ‘lord’, col significato di ‘falò del Signore’. (La processione notturna dei Misteri è ancora viva a Castelsardo. Parimenti, è viva l’analoga e ripetitiva processione notturna della Via Crucis, celebrata immediatamente dopo quella dei Misteri cristiani).
12. Is manus sono il dodicesimo mistero. Manû(m) in accadico è un ‘inno’. Inni speciali erano cantati durante la processione notturna, del genere di quelli cantati nelle processioni cattoliche in onore dell’effigie portata in giro. Manû(m) significa pure ‘incantesimo’, onde è possibile che la processione dei Misteri alternasse i propri inni a momenti di recitazione di formule magiche in onore del Dio. Anche questo clichet rituale è noto attraverso le processioni cattoliche, le quali alternano gli inni (ad esempio in lode della Vergine) con interminabili giaculatorie mirate a ottenere i favori della Dea: es. Mater amabilis, ora pro nobis; Mater admirabilis, ora pro nobis; Speculum justitiae, ora pro nobis; Mater boni consilii, miserere nobis; Virgo fidelis, ora pro nobis, e via all’infinito.
13. I pani chiamati fàscias sono il tredicesimo mistero, contemplante la ritrovata armonia dei fattori produttivi (pašāḫu ‘pacificare la terra’).
14. I pani chiamati coccòis de pitzus sono il quattordicesimo mistero. Riguardano la chiusura finale delle estremità della croce dove veniva appeso Adone (pītu ‘fermaglio’ per collane e altro). Ma è probabile che un tempo indicassero il sigillo del segreto e della solidarietà che le affiliate al Mistero di Adone rinsaldavano a conclusione del rito.
Si raggiunge pertanto il numero di quattordici misteri, corrispondenti alle stazioni cristiane della Via Crucis, momenti di sosta per contemplare le sofferenze di Adone (ed ora di Gesù). La Via Crucis, percorsa in processione notturna nella ricorrenza del martirio di Cristo, non è altro che l’antica processione notturna dei Misteri, alla quale essa si sovrappone dopo avere occultato l’odioso termine Misteri, che la Chiesa non riuscirà più a riacquisire, lasciandolo gestire dalla religiosità popolare. Fu così che la nota Processione dei Misteri (cosiddetti) cristiani viene lasciata interamente alla gestione laica, senza alcun crisma ufficiale della Chiesa. La processione laica si svolge parimenti nella Settimana Santa, ma precede quella canonica della Via Crucis, che ha il nome mutato, ma è la stessa cosa.
L’una e l’altra Processione, l’una concorrente dell’altra, sono dei fili che ci legano ancora alle arcaiche processioni paleolitiche dedicate alla rinascita della vegetazione.