Simbologia del Dio Unico L’acqua, elemento di purificazione

I vocaboli e le situazioni sarde legati all’acqua sono tanti, perché tanti sono i lemmi antichi sopravvissuti, tanti i monumenti (i pozzi sacri); molti altri lemmi relativi all’acqua sono legati ai riti del Carnevale.

L’uomo s’accorse presto che la propria impotenza contro le malattie trovava spesso un aiuto per farle recedere o addirittura guarirle: erano le bevute ripetute e controllate, nonché l’immersione ripetuta e controllata nelle acque termali, talora in acque fredde.

Questo fenomeno fu poi teorizzato da alcuni specialisti di un secolo fa, quale Sebastian Kneipp, Luis Kuhne, Manuel Lezaeta Acharan (formulatore della dottrina dell’equilibrio termico); infine da Luigi Costacurta. Questi studiosi recenti non hanno fatto altro che specificare e dosare le varie formule curative dei fanghi e delle acque, le quali però erano conosciute da sempre per la cura dell’apparato digerente, dell’apparato urinario, del sistema cardio-vasco-circolatorio e del sangue, del sistema linfatico, dell’apparato respiratorio, del sistema nervoso, dell’apparato cutaneo e della struttura muscolare, della struttura ossea, dell’apparato genitale, di quello uditivo, delle malattie da gravidanza e da allattamento, dell’apparato visivo. Si sa che Gesù curava i ciechi sputando sulla terra e applicando quel fango sugli occhi: una pratica miracolosa alla quale chiunque abbia la saliva e le gengive non corrotte da gastronomie micidiali può ancora oggi applicarsi.

È forza cominciare l’analisi dai termini più importanti, cui seguono gli altri lemmi in ordine alfabetico.

ABBA log. acqua: dall’akk. abbu ‘palude, pantano’; abbû ‘fauna acquatica’; bā ‘acqua’ < sum. a’abak ‘(acqua del) mare’, a-ab-ba ‘idem’ (< a ‘water’ + ab ‘sea’ + ba ‘marine creature’). Il camp. áqua ha base nell’akk. agû, egû ‘onda, corrente, flutto’.

EA gall. ‘acqua’. Questo è il retaggio più nitido dell’arcaico Ea, Dio sumerico delle Acque Sotterranee.

ARÈNGA cognome con protesi a- davanti alla rotata; base etimologica nell’akk. rimku, rinku ‘bagno, cerimonia del bagno’, ‘procedura del bagno’; bīt rimku ‘casa da bagno, ossia terme’.

CALARÉSU è uno strano attributo registrato in alcune filastrocche riportate da Dolores Turchi1. A prima vista sembra un aggettivo di origine: ‘cagliaritano’, ma è paronomasia, una delle numerosissime contenute nelle filastrocche dette (impropriamente) sciamaniche, le quali sono un coacervo di parole senza senso, mentre un tempo quegli stessi suoni, dai quali oggi scaturiscono le forme paronomastiche, avevano un significato di per sé compiuto e davano, nella catena fonica, il significato all’intera filastrocca.

La Turchi sostiene che «Calaresa, come pure Su Calarésu, sono termini attribuiti alla luna, essendo con essa in stretto rapporto, per cui non appare fuori luogo ipotizzare che rivelino il nome che in tempi lontani si dava a una delle tre fasi lunari, probabilmente alla luna calante o alla luna nera, Ecate, che rappresentava la morte (ma anche la rinascita alla vita)».

In verità l’unico modo di conoscere il significato di Calarésu e della frase che gli ruota attorno è quello d’indagarne – sulla scorta delle lingue più antiche – la forma originaria. Il lemma e la frase, di per sé, hanno una certa possibilità di traduzione; ma non possiamo lasciarci trascinare dall’impostazione ideologica della Turchi, la quale avanza preconcetti senza prove scientifiche, incappando in errori d’interpretazione. Il significato reale della filastrocca s’evince soltanto dalla sua catena fonica, che va spezzettata secondo le occorrenze del vocabolario sumerico, il più antico.

La filastrocca oggi presenta la forma seguente: Luna, Luna, porkedda Luna, / porkedda ispana, sette funtanas, / sette kilivros mandádemílos dáe tesu a tesu / no sind’abizet su Calaresu. La Turchi propone la seguente traduzione: ‘Luna, luna, porcella luna, porcella rossiccia in sette fonti, sette setacci mandami da lontano, in modo che non se n’accorga su Calaresu’. Come si vede, la filastrocca non ha senso, quindi anche i singoli lemmi sono insensati. Invece su base sumerica la traduzione della filastrocca può essere affrontata razionalmente. Eccola:

1° verso: Luna, Luna, porkedda Luna = lu-nu, lu-nu, bur-k-ellu lu-nu. Traduzione: ‘Luna, Divampante Creatore, Sacro Aratro Fertilizzante’. Analisi: lu ‘divampare’ + nu ‘creatore’ col significato di ‘(Padre) creatore luminoso’, bur ‘distribuire, spargere (il fertilizzante)’ + ku ‘aratro’ + akk. ellu ‘puro, santo, sacro’.

2° verso: porkedda ispàna, sette funtànas = bur-k-ellu-išib-an, šedi-bu-t-an. Traduzione: ‘Sacro Aratro Fertilizzante, Incantesimo del Firmamento, Spirito perfetto che muovi il Cielo’. Analisi: porkeḍḍa < bur ‘distribuire, spargere (il fertilizzante)’ + ku ‘aratro’ + akk. ellu ‘puro, santo, sacro’; ispàna < išib ‘incantesimo’, an ‘firmamento’; sette funtànas: šedu ‘spirito’, bu ‘perfetto’, tu ‘leader’, an ‘firmamento’.

3° verso: sette kilívros mandademílos dàe tesu a tesu = šedi-kilib-bur, man-da-de-me-lu-de-te-šu-a-te-šu. Traduzione: ‘Fulgore totalmente spirituale, che ti unisci e riempi di seme la Compagna, Essenza Cosmica divina che divampi e ti unisci e penetri a fiotti l’intero Universo, o Semenza del Mondo’. Analisi: Sette kilívros < šedu ‘spirito’, kilib ‘totale, la totalità’, bur ‘risplendere’. Mandádemílos dáe tesu a tesu < man ‘compagno, partner’, da ‘mescolarsi’, de ‘entrare a fiotti, riempire di sperma’, me ‘Essere, Essenza, divina proprietà che consente l’attività cosmica’, lu ‘divampare’, de ‘entrare a fiotti’, te ‘penetrare, bucare’, šu ‘totalità, mondo’, a ‘potenza’, ‘seme’, ‘progenie’, te ‘penetrare, bucare’, šu ‘Universo, Mondo’.

4° verso: no sind’abìzet su Calarésu = nu-Sîn-da-biz-šu-kalam-ri-šu. Traduzione: ‘Dio Luna (nostro) Creatore, accogli (questo sacrificio) e ricopri di pioggia l’intero mondo, la terra implorante, tutta la terra’. Analisi: no sind’abìzet < nu ‘creatore’, Sîn ‘Luna’, da ‘accogliere’, ‘scegliere (by exstispicy)’, ‘avviluppare’, ‘schiacciare, sommergere, sopraffare’, biz ‘gocciolare’, šu ‘totalità, mondo’, kalam ‘the land’, ri ‘urlare, gridare’, šu ‘totalità, mondo’.

Per quanto il profano possa esprimere scetticismo su questa traduzione, preciso ch’essa si apprezza soltanto quando i lemmi sumerici sono messi in sequenza e pronunciati nella formula semitica dello stato-costrutto, dove le sonanti finali ed iniziali dei termini che s’inseguono s’incontrano e s’elidono secondo le leggi fonetiche. Questa è una implorazione per la pioggia, che nella sua interezza recita:

1. Luna, Divampante Creatore, Sacro Aratro Fertilizzante, o Luna,

2. Sacro Aratro Fertilizzante, Incantesimo del Firmamento, Spirito perfetto che muovi il Cielo,

3. Fulgore totalmente spirituale, che ti unisci per riempire di seme la Compagna, Essenza Cosmica divina che divampi e ti unisci e penetri a fiotti l’intero Universo, o Semenza del Mondo,

4. Dio Luna (nostro) Creatore, accogli (questo sacrificio) e ricopri di pioggia l’intero mondo, la terra implorante, tutta la terra

1 Lo sciamanesimo in Sardegna 132-3

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