Considerate le concezioni antiche che portarono alla formulazione del ciclo dell’anno e dei suoi tempi, la Sardegna distinse alquanto la propria nomenclatura, usando fin da epoche arcaiche ben sei termini peculiari per indicare le stagioni. La Sardegna classifica precipuamente tre stagioni: l’Inverno, la Primavera, l’Estate.
Nessuna stranezza! Ancora oggi in Sardegna il clima è tale da produrre materialmente soltanto tre stagioni. L’Autunno in Sardegna è sempre stato poco apprezzato, essendo nota la transizione quasi traumatica da un’estate che dura 4-5 mesi, all’inverno che inizia tra Ottobre e Novembre (anche tra gli antichi Celti, come più su abbiamo notato, l’anno cominciava al 1° Novembre). Certamente esiste anche la parola sarda indicante l’Autunno: è atonzu, attugnu, molto simile a quella latina: autumnus. Ma, stranamente, questo lemma non fa riferimento alla temperatura né ad altri fenomeni terrestri: è propriamente un vocabolo marinaro, interessò quindi le tribù o populi della Sardegna costiera dediti alla marineria. Lo vedremo adesso tra le etimologie. Ma è la Gallura a conservare ancora un secondo lemma sardo indicante l’autunno: è vagghjmu, un vocabolo affiorante dalle vocazioni agro-pastorali.
Anche per la Primavera la Sardegna usò due termini, evidentemente uno vigente al nord, l’altro al sud dell’isola.
ATONZU, attugnu ‘autunno’. Assieme al lat. autumnus ha base etimologica nel sum. a ‘acqua, mare’ + tumu ‘wind’ + -nu suffisso e prefisso sumerico di situazione; a-tum-nu indicò fin dalle origini il periodo annuale in cui i venti riprendono ad agitare il mare, rendendolo pericoloso.
CUTZU è cognome con base accadica, da kūṣu, kuṣṣu ‘inverno’, ‘freddo intenso’. Questo fu in origine il vero nome sardo dell’Inverno. Va da sé che il lemma sardo iérru ‘inverno’ è un accatto dalle lingue continentali (francese, italico).
ERÁNU log. ‘primavera’; base etimologica è l’akk. ēru(m) ‘risvegliarsi, to (be)come awake’. Quindi eránu in origine indicò il ‘periodo del risveglio (floreale)’.
ISTÍU, iłtíu log. e sass. ‘estate’. Base etimologica non è il lat. aestivum ‘ciò che accade d’estate’, come dichiarano molti linguisti, ma l’akk. ištiyû ‘primo’ < ištēn ‘uno’ (prima di un nome). Evidentemente fu così chiamata la prima stagione successiva al solstizio d’estate (e dunque l’Estate era considerata, forse nelle alte età paleolitiche, l’inizio dell’anno).
SESTU cognome corrisp. al toponimo Sestu, relativo al nome di un comune presso Càgliari, già attestato nel 1341 come Sexto. Ivi non passava alcuna strada romana, dunque è impossibile ipotizzare il nome dal lat. Sextum ‘sesto (miliario)’. Esistette un’altra città con questo nome, Sestos, agglomerato greco del IX-VI sec. a.e.v. nel Chersonesos tracico, di fronte a Troia. Non potendosi affermare che in zona greca sia attecchito un aggettivo latino, si deve pensare a un termine frigio-lidio, alla pari di tanti altri toponimi gravitanti nell’Anatolia occidentale o all’incirca. La base etim. è il sum. šeštub ‘primavera’. Questo cognome è pure un antico nome muliebre.
VAGGHJMU gall. ‘autunno’, ‘pascolo autunnale’, ‘erba che cresce con le prime piogge d’autunno’. A quanto pare, la base etimologica è il sum. ua ‘approvvigionatore, rifornitore’ + gin ‘grass’: ua-gin ‘approvvigionatore di erba’. Infatti in Sardegna l’erba comincia a crescere con le prime piogge autunnali; ciò a maggior ragione in Gallura. L’etimologia è la stessa che propongo per il mese di Ottobre (Sant-ua-ìni): vedi appresso.