I Nove Nomi di Dio in Sardegna: Tanit, Iside, Oru

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TANIT. Nel trattare le divinità somme, era inevitabile giungere a parlare di paredro o paredra. Nell’antichità non ci fu alcun Dio Unico che non avesse la propria paredra. Notissima paredra importata in Sardegna fu la dea Tanit, che aveva il posto più importante a Cartagine e significativamente, per una città prettamente commerciale, la sua effigie compariva nella maggior parte delle monete della città punica. Tanit era una delle consorti di Baʽal ed era venerata come dea protettrice della città; godeva di speciali favori e venerazione da parte dei cittadini di Cartagine e del suo impero. In Sardegna la sua effige appare parecchie volte. Era la dea della fertilità, dell’amore e del piacere. Il simbolo di Tanit era la piramide tronca portante una barra rettangolare sulla sommità. Su questa barra appaiono il sole e la luna crescente (ossia i gemelli astrali). Questo simbolo può essere osservato nella maggior parte delle steli delle necropoli puniche.

Per quanto attiene alla base etimologica del nome sacro, sfogliando i dizionari di tutte le lingue morte euroasiatiche siamo in grado di mettere in rilievo parecchie radici. E così abbiamo sumerico dan, tan ‘strong lord (human)’, ‘Lord of all’; egizio dana ‘a venerable man’; dani ‘title of sun-god Ra’; Tann ‘the great god’, ‘a very ancient Earth-god’; dan-dan, title of Āpap, the serpent of evil; Tannit, goddess consort of Tann; sanscrito dāni ‘valiant, victor, courageous’; Dānava, a class of demons, sons of Danu and enemies of the gods; greco dynastēs ‘lord, master’; Danu-oi, title of Greeks; latino dan ‘master’; don ‘master, lord’; gotico e antico bretone dan ‘lord’; Hālf-Dan ‘lord of the half of the world’, a title of Thor; cornico e celtico den, dyn, a man; cornico din ‘worthy’; antico inglese thein, thane, dan ‘master’; inglese dan, a title of master or sir. Il termine è poi passato nell’uso delle lingue moderne, quale don, un titolo spagnolo di nobiltà; Danann, una famosa corsa di cavalli in Irlanda; din-astico, aggettivo relativo alle casate reali; din-àmico, ‘che ha molta energia’.

 

ISIDE. Anche la somma divinità egizia (l’originaria Dea Madre dell’Universo) non è meno famosa. Isis, detta in egizio Ȧst, Ast (da cui il cognome sardo Aste), viene anche pronunciata Iset col significato di ‘trono’, per l’acconciatura del capo a forma di trono. Nella pronuncia semitica e greca Ísis riconosciamo l’origine etimologica dal sum. isiš ‘dolore, tristezza’. Si conosce la storia teologica di questa figura, che fu per gli Egizi quella che per gli Occidentali è la Madre di Gesù Cristo (ma sarebbe meglio dire la Sua paredra). Come Cristo, suo marito Osìride muore e risorge ogni anno. Ella regnò assieme a Lui sugli uomini, creando delle buone leggi e governando il regno con equità, mentre il suo sposo andava guerreggiando per il mondo. Ella è il modello di sposa e di madre, che alleva il proprio figlio con immensa tristezza nel desiderio di vendicare l’uccisione di suo marito avvenuta per mano del fratello Seth. Ella è la Madre Universale che tiene sulle ginocchia suo figlio Horus. Deriva da questa interpretazione il grande seguito che Iside e i suoi misteri ebbero nel mondo greco-romano. Iside concepì Horus dopo la morte di suo marito. In questa concezione pare di vedere in nuce il mistero teologico della “verginità di Maria”.

L’altro aspetto di Iside è quello di maga. Una leggenda del ciclo solare presenta Ra come un sovrano terrestre che, invecchiato, camminava sbavando; dalla terra bagnata dalla saliva Iside trasse un serpente che punse Ra. Questi chiamò gli déi per riceverne sollievo ma nessuno vi riuscì. Iside si propose di risanarlo a condizione che Ra rivelasse il suo nome segreto, fonte della sua potenza. Ra tentò d’ingannarla dicendole svariati nomi, ma la dea non si lasciò ingannare e alla fine Ra rivelò il segreto. Iside divenne così la signora dell’Universo. Da tutto ciò Iside trae il suo carattere di divinità universale, fonte di vita e di potenza magica.

 

ORU. In Sardegna il culto di Iside fu poco noto. Lo fu invece il culto di suo figlio Ḥor, Ḥoru, evidentemente radicato ad opera del forte elemento egizio che nei miei libri (es. I Cognomi della Sardegna) ho messo in evidenza. Una chiara dimostrazione sta nel cognome sardo Santόru, che secondo Pittau DCS è sardizzazione dell’it. Santòro. Ma Pittau, lungi dall’avere talento per le etimologie, pecca sempre d’italianismo, ossia trova sempre nell’Italia di oggi ciò che avrebbe dovuto trovare nelle età arcaiche. Preciso che in Sardegna per Sant’Óru s’intende san Giòrgio (specialmente a Perdas de Fogu, dove c’è anche uno spuntone strapiombante sul Flumineddu, chiamato Bruncu sant’Óru). Occorre chiedersi perché in Sardegna ci sia una differenza fonetica incolmabile tra Giorgio e Óru. Questo fenomeno unico va spiegato tenendo sempre presenti le forzature fono-semantiche operate dai preti bizantini.

Per comprendere la questione va precisato che Giorgio-Giogli in mezza Sardegna rappresenta il Re del Carnevale, ossia il pupazzo oggetto di ludibrio che viene messo a morte la notte del Martedì Grasso. Vedi più su Giogli e il suo etimo. Egli un tempo rappresentò ovviamente il Dio della Natura. Quindi a Perdasdefógu quel “Giorgio” non fu altri, in origine, che il Dio della Natura, il Dio della Fecondità, della rinascita della Natura e del Creato. Non è un caso, infatti che l’attuale Santu Óru rappresenti la “santificazione” (avvenuta ad opera dei preti bizantini) di Urû, che in accadico è lo ‘Stallone’ per eccellenza, qualsiasi stallone, ossia ogni animale che monti una femmina per riprodurre la specie. Urû fu uno degli epiteti privilegiati del Dio della Natura e, guarda caso, fu anche il nome del dio solare egizio Ḥoro, Ḥor (eg. Ḥr), che appunto secondo i miti dominanti s’identifica negli déi solari Ra e Aton.

 

1 Paolo Matthiae, La Storia dalla Preistoria all’Antico Egitto, p. 262-63, La Biblioteca di Repubblica

 

2 Paolo Matthiae, La Storia, dalla Preistoria all’Antico Egitto, p. 284, La Biblioteca di Repubblica

 

3 Lo Sciamanesimo in Sardegna, 31-33

 

4 Vedi S.Dedola, La toponomastica in Sardegna, Grafica del Parteolla, 2012

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